Atti del Convegno XXII
Prefazione agli atti
“Didattica della matematica e azioni d’aula” non è titolo pleonastico per questo convegno, vuol essere invece rafforzativo ed anche un po’ provocatorio. Riscontriamo, negli ultimi tempi, un abuso linguistico della dizione Didattica della matematica, usata troppo in generale e talvolta a sproposito, per indicare tutto quel che ha a che fare con le azioni di insegnamento, di apprendimento, di insegnamento-apprendimento della nostra disciplina, il più delle volte senza tener conto del FATTO che esiste una disciplina in sé, specifica, ben delineata e chiarissima nei suoi contenuti che ha quello stesso nome: Didattica della matematica, appunto. L’ambiguità della scelta terminologica, d’altra parte, è risaputa; ci racconta Guy Brousseau che molti dei termini che oggi sono considerati la base della nostra disciplina furono scelti in fretta, negli anni ’70, correndo dietro, da un lato, alle analisi di ricerca che arrivavano copiose da ogni dove, dall’altro, all’esigenza di descriverle. Per esempio, la terminologia “situazione adidattica”, una delle più universalmente citate nel nostro campo, non è certo una … meraviglia di scelta definitoria. Né si poteva davvero auspicare come nome della nostra disciplina il troppo generico Mathematics Education che si è affermato, con problemi analoghi, in altre parti del mondo; o quell’Epistemologia dell’apprendimento matematico, troppo lungo e pretenzioso, che molti di noi hanno proposto negli anni ’80. Oramai è fatta: la nostra disciplina si chiama così, con molte possibilità di fraintendimenti semantici. È didattica della matematica la semplice azione di chi insegna matematica in qualsiasi livello scolastico o universitario, se si dà retta alla semplice etimologia greca della parola; è didattica della matematica quella di chi ancora crea giochi e giochetti illusori nella vana speranza di inventare e proporre panacee alle quali crede solo l’autore; è didattica della matematica l’azione di chi scrive certi libri di testo, la cui magnificenza è sotto gli occhi di tutti; …; è didattica della matematica l’azione di chi dedica tutta la vita a farsi domande ed a cercare risposte su temi affascinanti di ricerca. Né possiamo rivendicare agli uni o agli altri la proprietà intellettuale e terminologica di una dizione così palesemente ambigua. E così, ci limitiamo a chiedere che, comunque, tutto ciò si trasformi in azioni significative in aula, che non scoprano aria fritta, che non si limitino a considerazioni di buon senso, computo di ore, analisi superficiali; noi proponiamo e vogliamo continuare a proporre che i didatti della matematica sono quelli che fanno ricerca nel campo, che si pongono domande che hanno un senso vero all’interno dei processi di insegnamento-apprendimento, che cercano di risolvere problemi segnalati dagli insegnanti, il vero tessuto veicolare concreto e significativo di tutta questa molteplice azione. Azioni d’aula: come essere efficaci, come valutare in modo significativo e consapevole, come distinguere processi di insegnamento da banalità, criteri significativi e sensati da stupidaggini senza base scientifica, creazioni e trucchi o ricette e riflessioni a vuoto. Ci pare che gli insegnanti se lo meritino. Azione d’aula vuol dire anche offrire strumenti convalidati dalla ricerca scientifica per interpretare quel che succede nelle aule, quando l’oggetto del discorso è un segmento di matematica da apprendere, nei versanti che tutto ciò regolano, codificano ed identificano: il ruolo dell’allievo, il ruolo del sapere, il ruolo del docente, in questo ambiente-intreccio mirabolante e sempre pieno di sorprese che la ricerca, appunto, e non la banale prassi, mostra con sempre maggior evidenza.