Atti del Convegno XVI

Prefazione

Questo nostro Convegno, che rapidamente corre verso il traguardo dei suoi primi vent'anni, ha sempre avuto come obiettivo quello di costringere famosi ricercatori a ripensare alla loro ricerca, per trasformarla in attività pratica da usare nella concretezza quotidiana, nel processo di insegnamento–apprendimento. Dunque, si tratta di un Convegno che vuole divulgare e diffondere i risultati della ricerca in Didattica della Matematica presso gli insegnanti di Matematica di tutti i livelli scolastici.

Questo non vuol dire, come banalmente ed ingenuamente si potrebbe credere, che siano gli stessi ricercatori a tentare questa importante e delicatissima trasformazione; molti di essi non hanno esperienza, non hanno strumenti, non hanno mai avuto classi proprie sulle quali sperimentare. E, d'altra parte, è finita l'epoca dei "santoni della didattica" che regalavano ricette miracolose agli insegnanti…

I relatori sono invitati a questo Convegno a spiegare la loro attività, a riflettere a voce alta sul suo senso, in una prospettiva critica, analitica; ma sono gli insegnanti, i veri protagonisti cioè del processo di insegnamento-apprendimento, a doversi impadronire di tali risultati ed operare per ricavarne strumenti di lavoro nel quotidiano.

È per questo che, in un Convegno che si chiama "Sulla Didattica della Matematica e sulle sue applicazioni", si trovano ricerche che possono apparire astratte, lontane dalla prassi didattica; perché sappiamo di poter contare sulla trasformazione da parte degli insegnanti.

Si parla sempre del processo di trasposizione didattica, cioè del processo di trasformazione ed interpretazione del Sapere in sapere da insegnare. Ma poco si dice su quali siano gli strumenti e le competenze professionali che gli insegnanti mettono in atto in questa trasposizione. Io sono convinto che i contenuti di ricerca che emergono dal nostro Convegno siano un valido, sostanziale, concreto aiuto nel prendere decisioni in questo processo. Non si tratta di ricette, ma di stimoli.

Quest'anno ho invitato ad inaugurare il Convegno lo studioso brasiliano di fama internazionale Ubiratan D'Ambrosio, il creatore dell'Etnomatematica, una teoria interdisciplinare che sta avendo un successo straordinario, e gli ho chiesto di spiegarcene origine e senso. Ad un pedagogista, Massimo Baldacci, ho chiesto di spiegare agli insegnanti che cosa vuol dire davvero individualizzazione nel processo di insegnamento–apprendimento. Ad un matematico di Roma, Michele Pellerey, "veterano" del nostro Convegno, ho chiesto di parlare di comunicazione ed argomentazione, un tema attualissimo con il quale occorre fare i conti, sia da un punto di vista apprenditivo, sia valutativo. Al matematico - epistemologo spagnolo Juan Godino spetta il compito di parlare del termine competenza, così di moda in tutto il mondo. Al matematico di Palermo, Filippo Spagnolo, spetta la problematica dell'uso della Storia della Matematica nella prassi didattica. Al matematico spagnolo, Salvador Llinares, ho chiesto di raccontare agli insegnanti italiani i risultati delle sue esperienze nell'àmbito della formazione degli insegnanti di matematica. Alla matematica di Pisa, Rosetta Zan, alla quale il Convegno è debitore di tanti interventi bellissimi, spetta la conferenza di chiusura sul fatalismo nell'insegnamento – apprendimento della matematica.

Un convegno straordinariamente ricco, dunque, pieno di personaggi, che non dimenticherà le fasce matematicamente più "deboli", riservando alla Scuola dell'Infanzia, per esempio, un Convegno nel Convegno ed attività specifiche.

Come sempre, tanti seminari, tanti laboratori, tante mostre eccetera renderanno impossibile vedere tutto e sperimentare tutto… Un primo sforzo che chiedo al Convegnista è di studiare bene il programma e decidere che cosa vale la pena di vedere, di ascoltare e che cosa vale invece la pena approfondire.

Bruno D'Amore